Caccia, Marco Spinelli: “Tanti cambiamenti nell’ecosistema, ma poche modifiche normative”


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“In Toscana abbiamo fatto degli sforzi seri, ma rischiano di essere insufficienti senza segnali nazionali”

marco-spinelliLa cronaca tratta oramai pressoché quotidianamente di fatti, più o meno gravi e talvolta purtroppo molto dolorosi, connessi alla presenza di fauna selvatica – in particolare ungulati, (per i danni all’agricoltura o per gli incidenti stradali), e lupi, per le razzie negli allevamenti e non solo.

E’ cognizione comune – e certificata dai dati e dalle ricerche – che negli ultimi venti/trenta anni la condizione faunistica è cambiata radicalmente, con l’esplosione del fenomeno ungulati (non solo cinghiale, sono decine di migliaia i daini ed i caprioli) ed il ritorno diffuso del lupo. Anche altre specie, pure alloctone (basti pensare alla nutria) hanno invaso il territorio provocando danni gravi (le frane degli argini), anche se la visibilità e la percezione del fenomeno sono legate soprattutto alle specie prima ricordate.

Si tratta di squilibri evidenti che colpiscono le attività umane ma anche l’ambiente e la biodiversità, con specie selvatiche più deboli che si vedono sottrarre habitat e risorse vitali dalle più forti.            La ricerca delle cause specifiche di questa situazione è senza dubbio esercizio doveroso ed interessante, utile anche a far sì che le condizioni che l’hanno determinata siano, ove possibile, rimosse e non siano riproposte in futuro, anche se sembra evidente che si tratta di un aspetto strettamente legato alle complessive trasformazioni che hanno riguardato l’ambiente, la presenza umana sul territorio, gli assetti produttivi e sociali: urgente, in ogni caso, è affrontare la situazione per quella che è, con responsabilità e raziocinio.

In Toscana abbiamo cercato di farlo e, non da ora, sovente purtroppo scontrandosi con una normativa nazionale vecchia ed inadeguata, approvata quando il contesto ambientale e faunistico era profondamente diverso da quello attuale.

Nel 2010, a seguito di mesi di lavori preparatori che coinvolsero tutte le realtà istituzionali e sociali della Regione, furono approvate, con larghissimo consenso, modifiche importanti alla normativa, tese proprio ad affrontare la condizione nuova che si era determinata sul territorio dal punto di vista della presenza faunistica e della conseguente necessità di gestione.

Basti qui riportare testualmente l’articolato, laddove definisce le finalità della pianificazione faunistico venatoria finalizzata al conseguimento della densità ottimale, alla loro conservazione e a garantirne la coesistenza con le altre specie e con le attività antropiche presenti sul territorio.

E sulla linea di rapportare la presenza faunistica con le esigenze delle attività umane (le produzioni agricole ma anche la sicurezza dei cittadini), abbiamo adottato i relativi provvedimenti.

Dal protocollo sul lupo alle necessarie risorse di indennizzo per i danni prodotti, (probabilmente ancora non sufficienti) dal contenimento al risarcimento danni diretti e indiretti causati dagli ungulati alle aziende del nostro territorio. Abbiamo fatto tutto? Probabilmente no, o comunque, ancora non in modo sufficientemente adeguato, certo è che nel provvedere a tutti i passaggi attuativi ci siamo trovati davanti l’ostacolo, spesso purtroppo rilevatosi decisivo, di una legge nazionale mai innovata, nonostante appelli, ordini del giorno delle Regioni, impegni richiesti al Governo e Parlamento.

Questa è la realtà. E’ utile perciò concentrare gli sforzi di tutti per affermare a livello generale nelle normative nazionali i criteri e i contenuti necessari.

Marco Spinelli

Altre risposte, per chi davvero abbia a cuore sia la conservazione della fauna, sia l’equilibrio della sua presenza con le attività dell’uomo, temo, non ci siano.

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