Commercio, De Robertis (Pd): “Nuove norme per il commercio su aree pubbliche”


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Una proposta di legge regionale del PD per attuare l’esclusione di mercati e fiere dalla direttiva Bolkestein, tutelando il lavoro degli operatori, contro la rendita dell’affidamento delle concessioni a terzi

 

Nuove norme per le concessioni nei mercati e nelle fiere in Toscana. Le propone il Partito Democratico, con una proposta di legge regionale presentata ieri, a firma del presidente della commissione attività produttive Gianni Anselmi e di alcuni consiglieri, fra cui la vicepresidente del Consiglio regionale Lucia De Robertis.

“A seguito della legge di bilancio varata dal Parlamento a fine dicembre – spiega la consigliera PD aretina – il settore del commercio su aree pubbliche è stato sottratto all’applicazione della direttiva comunitaria relativa alla regolamentazione dei servizi nel mercato interno, la famosa Bolkestein. L’esclusione tout court così operata ha però creato un vuoto normativo, che la nostra proposta di legge, rispondendo agli appelli delle associazioni di categoria, vuole andare a colmare”.

Il nuovo codice regionale del commercio, approvato lo scorso novembre, per quanto riguarda l’assegnazione dei posti nei mercati e nelle fiere prevedeva infatti procedure in sintonia con l’intesa Stato Regioni del 2012, sottoscritta nel contesto di applicazione della Bolkestein anche al commercio ambulante un quadro non più attuale.

“Benché le concessioni in essere siano prorogate fino al 31 dicembre 2020, grazie alla legge finanziaria dello Stato per il 2018 – continua De Robertis –  abbiamo ritenuto opportuno procedere alla nuova normazione di dettaglio, per dare certezza agli operatori e ai comuni, i soggetti competenti alla gestione amministrativa dei mercati e delle fiere.”

Nella proposta PD la reintroduzione della concessione a dodici anni, con tacito rinnovo, si accompagna, però, alla conferma dell’idea toscana di valorizzare il commercio dotato di professionalità e di qualità e di tutelare il lavoro degli operatori, disincentivando la rendita. “Va proprio in questa direzione – aggiunge la vicepresidente dell’assemblea legislativa regionale –  la scelta di rilasciare l’autorizzazione solo in presenza dell’impegno dell’assegnatario a non affidare la gestione dell’attività a terzi, cosa possibile solamente nel caso in cui dovessero sopravvenire gravi e comprovati motivi di impedimento alla conduzione diretta”.

 

 

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