Emergenza carceri, Brogi, Ruggeri e Bugli (Pd): “C’è tanto da fare. Torniamo a discuterne in consiglio”


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Il dibattito sul tema del sovraffollamento, della situazione sanitaria, della capacità rieducativa della pena – nel corso della seduta dell’assemblea toscana di oggi. La richiesta degli esponenti Pd è quella di una seduta straordinaria del consiglio regionale

FIRENZE – (cl. ba.) “Dalle parole della nostra Costituzione che prevedono una pena prima di tutto rieducativa, nelle nostre carceri, ormai da anni, siamo passati a un fenomeno che invece assicura una pena e poi l’emarginazione. Quella degli istituti penitenziari è una situazione disastrosa che non possiamo più tollerare”, così Enzo Brogi consigliere regionale Pd, commenta l’approvazione di due mozioni a proposito dell’emergenza carceraria discusse oggi nella seduta dell’assemblea toscana. “Tra le priorità c’è senz’altro quella dell’assistenza sanitaria – spiega Marco Ruggeri, vicecapogruppo e responsabile sanità del Pd toscano – un capitolo decisamente importante sul quale la nostra Regione, che dal 2008 ne ha la competenza nelle carceri, sta lavorando bene. Ma in ogni caso è necessario che il livello della sanità all’interno degli istituti arrivi ad essere al pari di quello che offriamo all’esterno. Su questo aspetto di civiltà dobbiamo cercare con forza di garantire gli stessi diritti per tutti”.

“In corrispondenza ad un numero di detenuti che aumenta, cala il numero del personale penitenziario, anche questo è un dato che spesso porta a situazioni degenerative – spiega Vittorio Bugli, capogruppo Pd in consiglio regionale – Credo siano tanti gli aspetti sui quali la politica deve discutere e trovare soluzioni condivise a fronte di quella che senza ombra di dubbio si manifesta come una vera e propria emergenza, anche per questo abbiamo chiesto una seduta straordinaria dell’assemblea toscana”. “Legato al discorso dell’assistenza sanitaria c’è quello dell’alto numero di tossicodipendenti – aggiunge Brogi – spesso ci troviamo di fronte a casi che non dovrebbero vivere la dura realtà del carcere ma quella delle comunità. La Toscana del Granduca Leopoldo e di Beccaria, non può essere teatro di una situazione così incivile; troppe volte si vengono a creare dei veri e propri melting pot di culture diverse e disperazione che spesso sono causa di emarginazione sia dentro che fuori dal carcere. Anche il tempo vissuto dentro il carcere dovrebbe essere rieducativo e in un certo senso costruttivo, funzionare quindi da deterrente contro un ozio dannoso che rischia spesso di sfociare nella solitudine e nella disperazione”.

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