Falascaia, Baccelli risponde a Associazione tutela ambientale Versilia “A chiudere impianto atto amministrativo della Provincia”


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Le precisazioni del presidente commissione Ambiente dopo gli ennesimi attacchi da parte del comitato

 

 

 

“Spiace dover rimarcare il già detto ma evidentemente la vicenda è di difficile comprensione e urge quindi un ulteriore chiarimento. Alle associazioni ambientaliste ho già espresso un plauso per il loro impegno negli anni, e lo ribadisco in questa sede. Mai ho detto io non c’ero, mai ho disconosciuto il loro ruolo, ma un conto è l’attivismo, un altro l’autoreferenzialità pretestuosa. Perchè per chiudere un inceneritore non bastano manifestazioni o esposti, c’è bisogno di un atto amministrativo ed è quello arrivato nel 2011 dalla provincia di Lucca: la determina n. 6034 del Dirigente del Servizio Ambiente del 10 novembre 2011.  E sulla richiesta di risarcimento di 6.2 milioni di euro  a mio carico arrivata da TEV per la chiusura dell’impianto, sottolineo che certo e fortunatamente, nonostante ben tre ricorsi di TEV contro l’annullamento dell’autorizzazione all’esercizio, il mancato rilascio di quella allo scarico delle acque reflue e l’ordinanza di bonifica e due gradi di giudizio, prima il Tar e poi il Consiglio di Stato ci hanno dato ragione, ma non è stato affatto piacevole trovarsi  con una spada di Damocle sul collo di questa gravità. Facciamo ancora un passo indietro, al 2006 quando diventai presidente della provincia e sì, mi trovai a carico l’inceneritore di Falascaia, attivo da ben prima che io entrassi in carica – era il 2002, mentre fu progettato ed imposto alla fine degli anni ’90 da un commissario ad acta della Regione Toscana, quando ancora studiavo all’università. Se, come affermano i comitati, una sola linea dell’impianto era attiva, e peraltro a singhiozzo, è evidente che la messa in esercizio dell’altra era stata sospesa dalla Provincia. Lo ripeto, fu grazie ad una relazione della Procura che potemmo decidere di revocare l’ autorizzazione all’esercizio che era stata precedentemente concessa sulla base di dati emissivi, forniti dallo stesso gestore dell’impianto Tev, nella norma e compresi nei limiti di legge. Leggi che non consentivano all’ufficio ambiente della provincia di fare altrimenti. Secondo la relazione della procura i dati emissivi erano artefatti e non veritieri a seguito di manipolazioni effettuate dagli operatori. Da lì il procedimento di annullamento dell’autorizzazione, senza alle spalle un apparato normativo, sottolineo ancora, che ci tutelasse. E con la chiusura, l’ordinanza di bonifica e, dopo la sua inottemperanza da parte del gestore, l’escussione della polizza fideiussoria, la collaborazione con il Comune di Pietrasanta ed Ersu per la messa in sicurezza dell’area e la sua effettiva realizzazione. Ora c’è un impegno preciso a concludere il progetto di recupero e a portare finalmente avanti la definitiva demolizione. Anche in questo caso, processi che necessitano di atti e di procedimenti che coinvolgono diversi livelli istituzionali. Forse l’Associazione pensa anche stavolta di essere autosufficiente e di poter provvedere da sola alla sua demolizione. Purtroppo non è semplificando situazioni complesse che si risolvono i problemi. Se l’obiettivo di tutti è arrivare, come auspico, alla definitiva demolizione dell’ex inceneritore, è il momento di smorzare le polemiche e di lavorare congiuntamente perché questo si concretizzi quanto prima. La mozione votata all’unanimità è un primo importante passo in questa direzione. In difetto di questo spirito collaborativo, che ho manifestato anche mercoledì in consiglio regionale accogliendo e condividendo un emendamento proposto dal collega Fattori, volto a coinvolgere cittadini e comitati nel progetto di smantellamento dell’impianto, e di fronte a reiterate falsità nei miei confronti e dell’amministrazione provinciale, non mi rimarrà altro da fare che, da una parte proseguire nel mio impegno per la definitiva demolizione dell’impianto, dall’altro adire le vie legali per tutelare il mio lavoro e la mia onorabilità. Così magari oltre a non aver pagato 6.2 milioni di euro a TEV potrò destinare qualche soldo ad attività benefiche”.

 

Così Stefano Baccelli, consigliere regionale Pd e presidente commissione Ambiente, tornando sulla vicenda di Falascaia e rispondendo alle accuse dell’Associazione tutela ambientale Versilia.

 

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