Grosseto, una visita in compagnia


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Marras3Grosseto, 12:34 Ero curioso, prima di arrivare, di scoprire come sarebbe stato visitare una mostra in uno dei luoghi più familiari di Grosseto insieme a chi della città e della nostra cultura, ancora, non conosce quasi nulla.

All’entrata ho incontrato Tj, qui lo chiamano tutti così, ma in realtà si chiama Tigani, mi dato la mano e un po’ tremava. Mi ha detto che sta bene qui, che è felice di poter fare qualcosa per ricambiare l’accoglienza ricevuta, prima a Marina e poi a Grosseto e che vorrebbe tanto rivedere la sua famiglia. Ha due bambini, piccoli, uno di 7 e uno di 4 anni. Gli si illuminano gli occhi quando parla di loro. Sono rimasti in Togo con sua moglie e non si vedono, tutti insieme, da quasi due anni.

Tj è arrivato in Italia quasi per caso. Un amico, arabo, quando era in Libia gli ha detto: “Scappa, non rimanere qui, scappa con loro che hanno una barca e possono portati lontano”. Marras2

Tj è nato in Ghana, lì si è fatto una famiglia e costruito un lavoro: era un muratore, il caposquadra di dieci operai. Ha lasciato il suo Paese per sfuggire alla morte, minacciato perché comparso nel video di un’emittente internazionale che testimoniava la crudeltà degli scontri tra cristiani e musulmani. Così è andato in Togo, con la famiglia, e poi in Libia. Ma in nessuno di questi paesi si può vivere con tranquillità, c’è violenza, barbarie, ferocia e quasi nessun controllo, nessun contrasto. L’Italia, l’Europa, significano per loro, prima di tutto, una speranza di vita ed un enorme sacrificio per ricominciare da zero, come nascere una seconda volta.

Nel frattempo abbiamo quasi finito il giro della mostra. Con orgoglio e con in italiano zoppicante mi ha descritto qualche opera e raccontato dei primi giorni di questa nuova avventura.

Ho pensato ai miei bambini e non ho saputo immaginare come sarebbe stare lontano da loro. Ci siamo salutati, questa volta la mano che tremava era la mia.

Leonardo Marras

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