Sclerosi Multipla e Malattie Croniche, Un gruppo di lavoro permanente e un budget dedicato alla patologia


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Approvata all’unanimità mozione Pd, primi firmatari il presidente della commissione sanità Stefano Scaramelli e il consigliere Nicola Ciolini.

sclerosimultiplaValutare la costituzione di un gruppo di lavoro permanente sulle malattie croniche, a partire inizialmente dalla Sclerosi Multipla, e definire nuovi percorsi diagnostici, di cura e di assistenza, prevedendo un apposito budget nel bilancio della Regione.

Sono questi gli impegni affidati alla giunta regionale con il voto unanime dell’aula a una mozione proposta dai consiglieri regionali del Pd Stefano Scaramelli, presidente della commissione sanità e politiche sociali, e Nicola Ciolini, componente della stessa commissione.

Il documento impegna la giunta toscana a “valutare l’opportunità di prevedere la costituzione di un gruppo di lavoro permanente sulle malattie croniche, focalizzato inizialmente sulla Sclerosi Multipla, (che al proprio interno veda la presenza di rappresentanti delle Direzioni per la programmazione delle Aree Vaste e di esponenti del mondo clinico che, nell’ultimo caso, possano portare il punto di vista delle realtà universitarie ed ospedaliere di ogni Area Vasta), al fine di definire modelli specifici di organizzazione dei servizi nell’ottica di un’efficace ed efficiente gestione e presa in carico del paziente cronico” e a “definire, visto il carattere paradigmatico della Sclerosi Multipla, dei percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali per tutte le forme cliniche della SM, da ottenersi mediante un aggiornamento della Delibera G.R. n. 686/2015 e volti a definire, nei limiti delle risorse di bilancio, un budget di spesa dedicato alla patologia, nell’ottica di un’efficace ed efficiente gestione delle risorse, materiali ed immateriali, destinate alla SM.”.

«Tra le malattie croniche – ha spiegato Nicola Ciolini presentando la mozione in aula – certamente la Sclerosi Multipla è tra quelle con più impatto sul sistema sanitario, sia in termini quantitativi che qualitativi, visto che colpisce prevalentemente soggetti nella fascia di età giovane-adulta, comporta una disabilità progressiva nel tempo, determina l’impegno di cospicue risorse sanitarie ed ha una lunga durata, stimata in media intorno a 40 anni dall’esordio clinico. Questo porta a una presa in carico piena del paziente, perché oltre che garantire i bisogni sanitari per tutta la durata della malattia, vi sono le esigenze di inclusione sociale e di mantenimento dell’attività lavorativa, garantendo quindi servizi e interventi differenziati ed integrati. Ecco perché – ha concluso Ciolini – è opportuno dotarsi di strumenti nuovi per intervenire con più efficacia e determinazione».

 

«Recentemente, proprio con il collega Ciolini, – aggiunge Stefano Scaramelli – abbiamo partecipato al meeting delle Neuroscienze toscane SNO-SIN intitolato “Dall’epidemiologia ai percorsi interdisciplinari”, un convengo svoltosi a Grosseto che si è occupato proprio di alcuni dei temi sollevati con la nostra mozione. Secondo gli ultimi rilevamenti disponibili i casi di Sclerosi Multipla in Italia sono circa 70mila e in Toscana, grazie un recente algoritmo messo a punto dall’ARS ha consentito di individuare 6.683 persone affette dalla patologia al 1° gennaio 2012, per un’incidenza pari a 182 casi ogni 100mila abitanti, mentre a livello nazionale si parla di 110 casi su 100mila. Sono numeri importanti, che riguardano la qualità della vita di chi è affetto da SM ma che hanno ripercussione sui costi sociali ed economici, diretti e indiretti, del sistema sanitario. Conseguenze che investono, oltre ai malati, anche i familiari. Un diverso modo di affrontare e gestire il grande tema della cronicità – prosegue Scaramelli – è la vera sfida per il sistema sociosanitario dei paesi più avanzati, cosa che ha determinato la scelta di praticare un nuovo modello, che prevede un potenziamento delle cure primarie, la valorizzazione del lavoro di squadra e un ruolo attivo dell’ammalato. I percorsi diagnostico-terapeutici più avanzati – precisa Scaramelli – richiedono un nuovo modello di intervento che, a nostro avviso, deve essere praticato pienamente ed aggiornato. Ciò significa: più lavoro di equipe, interdisciplinarità, continuità ed integrazione tra i percorsi territoriali ed ospedalieri. Per questo – conclude il presidente della commissione – riteniamo utile dedicare alle malattie croniche, a partire dalla SM, un team di lavoro permanente e, nei limiti delle risorse disponibili, un fondo destinato alla patologia».

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