Vaccini, Scaramelli: “Dovere di coscienza e sfida culturale per operatori sanitari e scolastici”


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Il presidente della commissione Sanità in Regione interviene dopo il caso dell’ostetrica : “fatto grave”

 “Medici, infermieri, operatori sanitari si vaccinino. E’ un atto di coscienza prima ancora che di rispetto della legge”. La presa di posizione forte arriva dal presidente della commissione Sanità in Consiglio regionale  Stefano Scaramelli dopo il caso avvenuto a Senigallia dove  un’ostetrica non vaccinata ha contratto il morbillo. “Quanto successo nelle Marche – spiega il presidente Scaramelli– è un fatto molto grave. Prima ancora della legge serve coscienza e senso di responsabilità verso la comunità a cui apparteniamo.  Ed è proprio  dai 53mila operatori sanitari toscani che può venire l’esempio. E’ un fatto di coscienza ancora prima che di legge. Chi lavora negli ospedali, a contatto col pubblico, deve tenere conto degli altri e delle conseguenze che una scelta può provocare. È inaccettabile apprendere che un’ostetrica si sia ammalata di morbillo perché non vaccinata e nel contempo abbia messo a rischio la vita di molti neonati. La sfida è di coscienza e di cultura prima ancora che legislativa o normativa. Chi lavora in sanità ha un dovere morale, prima ancora che etico e professionale, di lavorare per gli altri e deve farlo in massima sicurezza. Tanto si è parlato e tanto si parlerà, giustamente, delle vaccinazioni dei nostri figli ma i primi a dare l’esempio e a vaccinarsi siano medici, infermieri, ostetriche, operatori sanitari, insegnanti e operatori scolastici.

Non a caso- conclude Scaramelli–  nel testo di legge che avevamo predisposto a livello regionale sul tema delle vaccinazioni avevamo inserito anche queste condizioni. L’auspicio è che il quadro normativo nazionale superi le questioni  giuslavoriste  e di coperture di bilancio  e  inserisca anche questi obblighi nella regolamentazione del rapporto di lavoro di un operatore sanitario, come di un insegnante o di un operatore educativo o sociale. Si può vincere la sfida culturale della prevenzione solo come comunità nel suo insieme.”

 

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