
“La custodia in carcere di genitori, infatti, coinvolge spesso le vite dei minori, che vedono a rischio il diritto alla protezione e alle cure necessarie per il proprio benessere, a scapito della tutela dell’interesse superiore del bambino ritenuta in assoluto preminente, mentre le Linee Guida Internazionali indicano come rendere più marginale il ricorso al carcere, individuando alternative come case-famiglia protette.
Peccato però che questo raramente accada – continua Melio – la presenza di bambini in carcere risulta ancora frequente, considerato che nel numero delle madri detenute con figli a seguito rientrano anche quelle collocate negli ICAM (istituti penitenziari a tutti gli effetti), mentre secondo la Corte di cassazione “sarebbe in contrasto con la costituzionalità far dipendere un regime carcerario dalla mancanza di strutture alternative”.
“Ecco perché – conclude – attraverso questo mio ultimo atto, ho chiesto che la Giunta regionale si attivi nei riguardi del Governo e del Parlamento per far sì che sia di nuovo promosso un percorso legislativo di modifica della Legge 62/2011 volto ad impedire, nell’interesse dei minori e di un equilibrato sviluppo delle relazioni genitoriali, l’accesso dei bambini nel carcere mediante una disciplina tesa a rafforzare l’utilizzo di strutture esterne quale modalità di esecuzione della pena”.