Ceccarelli: “Battaglia giusta, nell’interesse dell’unità del Paese, rischio pasticcio tra autonomia e premierato”
Il Consiglio regionale della Toscana ha deliberato per l’indizione del referendum abrogativo della legge 86/24 (Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario), accogliendo a maggioranza le proposte presentate dal capogruppo del Partito Democratico, Vincenzo Ceccarelli, di Italia Viva, Stefano Scaramelli e dalla vicecapogruppo del Movimento 5 Stelle, Silvia Noferi.
«Sono molto soddisfatto per l’esito della votazione – ha commentato Ceccarelli – perché crediamo sia una battaglia giusta, condivisa da molti, dentro e fuori le istituzioni, affinché non si mini pesantemente l’unità del nostro Paese, non si acuisca il divario tra Nord e Sud, tra regioni ricche e quelle povere.
Si tratta chiaramente – ha spiegato in aula il capogruppo Dem – di un’iniziativa che prendiamo in maniera coordinata con altre 4 Regioni, due delle quali hanno già deliberato, utilizzando le prerogative costituzionali per l’indizione del referendum abrogativo. Lo facciamo per diversi motivi, condividendo le argomentazioni di chi ha messo in evidenza i limiti e i rischi della legge Calderoli, a partire da quelle ben riassunte dal presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, con la metafora del treno che doveva essere a tre vagoni e che invece ne ha uno solo. Ci dovevano essere autonomia, garanzia del finanziamento dei Lep su tutto il territorio nazionale, e poi la perequazione. Per ora, sulla carta, c’è solo l’autonomia. Insomma, “un contentino da dare a una forza politica”.
Noi siamo convinti che la legge 86 rischia di alterare l’equilibrio dei poteri dello Stato, rischia di consegnarci venti staterelli ognuno con le sue prerogative, con le Regioni forti che diventano sempre più forti e quelle deboli sempre più deboli. L’altro rischio che noi vediamo è il combinato disposto con il progetto di riforma costituzionale sul “premierato”, che costituisce una totale contraddizione, mettendo 20 staterelli in mano ad un premier eletto direttamente, difficilmente controllabile dal Parlamento, e un Presidente della Repubblica che verrebbe depotenziato. Noi pensiamo a un regionalismo cooperativo e non competitivo, siamo disponibili a discutere ed operare per la semplificazione decidendo chi fa cosa senza alterare gli equilibri tra poteri e tutto ciò in presenza di certezza delle risorse, cosa che oggi proprio non vediamo».