Fusioni dei Comuni, Approvata Risoluzione Pd. La soddisfazione di Marras e Mazzeo


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Nel testo anche Riforma del Cal e riconoscimento di un rapporto esclusivo con i Comuni attraverso l’Anci per la concertazione regionale. Verso un Ato unico regionale per il servizio idrico e dei rifiuti urbani.

marras-mazzeoFIRENZE 06.04.16 – «Un risultato importante, un impegno decisivo per questa legislatura che viene mantenuto, ma non rappresenta un punto d’arrivo, ma una nuova partenza che ci vedrà ora impegnati in un grande percorso di partecipazione che vedrà coinvolti i cittadini e gli enti locali. Da oggi, infatti, inizia il confronto in tutta la Toscana sui nuovi Comuni e il patto di governo tra i Comuni e la Regione. I Comuni sapranno cogliere tutte le opportunità di questa fase, perché abbiamo parlato di volontarietà e non di obbligo, proponendosi come i primi attori di una profonda azione riformista secondo la più alta tradizione toscana».

Lo ha detto Leonardo Marras, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, commentando l’approvazione della Risoluzione “in merito agli orientamenti del Consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali” avvenuta questa mattina a maggioranza.

La risoluzione è stata illustrata in Aula da Antonio Mazzeo, consigliere Pd e vicesegretario del Pd toscano.

«Siamo in una fase di profondo e complessivo riassetto istituzionale che coinvolgerà tutti i livelli amministrativi – ha detto Mazzeo – Il primo passo è stato fatto col superamento delle Province, altri dovranno riguardare da un lato il lavoro per la costituzione di macroregioni, dall’altro quello di un nuovo dimensionamento dei nostri Comuni. Tutto questo, all’interno del percorso generale definito dalla riforma costituzionale che confermeremo col referendum di ottobre, rappresenta anche per la nostra regione una straordinaria opportunità nella definizione di un nuovo disegno di territorio che la renda in grado di competere con le principali realtà d’Europa. La Toscana è sempre stata apripista su questo fronte. Quello che siamo chiamati a fare, dunque, è prima di tutto definire nuovi ambiti ottimali di riferimento. Lo facciamo con questa risoluzione che non è un manifesto di buone intenzioni quanto piuttosto una vera e propria “road map” delle istituzioni locali per raggiungere alcuni degli importanti obiettivi contenuti nel nostro programma di legislatura. Si tratta di spingere fortemente l’acceleratore sulle fusioni dei comuni, rendendo contagioso e irreversibile un processo iniziato da qualche anno. Quindi più incentivi, qualche disincentivo alla frammentazione e nuove e chiare regole per raccogliere i risultati dei referendum consultivi. Di pari passo – ha aggiunto Mazzeo – bisognerà snellire e semplificare l’organizzazione ed il rapporto che la Regione ha con l’associazionismo degli enti locali, attraverso il riconoscimento di un rapporto esclusivo con i Comuni attraverso l’Anci per la concertazione regionale, e dare ulteriore impulso al percorso di riordino e razionalizzazione dei livelli di governance dei servizi pubblici locali valutando concretamente la fattibilità di individuare un unico ambito territoriale ottimale di livello regionale per la gestione unitaria del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani, analogamente a quanto già fatto con l’ATO unico per il trasporto pubblico locale. L’obiettivo è semplice e preciso: il miglioramento dei servizi con razionalizzazione della spesa, maggiore capacità di investimenti e meno tasse per far ripartire crescita e occupazione».

Non è mancata, da parte di Mazzeo, una replica ai consiglieri 5 Stelle circa la presunta incostituzionalità della risoluzione: «Trovo francamente imbarazzante che si provi a strumentalizzare tutto questo arrivando addirittura a minacciare un ricorso alla Corte costituzionale per una risoluzione che, dovrebbero saperlo i colleghi del M5S, è meramente un atto politico e non una legge che, peraltro, potrebbe essere impugnata in via diretta soltanto dal governo».

«La verità – ha proseguito Mazzeo – è semplicemente che avevamo davanti due strade. Imporre le scelte dall’alto, cosa che la legge consentirebbe, oppure cercare di incentivare un percorso di grande partecipazione dal basso. Abbiamo scelto la seconda e, per essere chiari, non ha niente a che vedere con il percorso previsto dal ddl Lodolini presentato alla Camera e che mira alla “obbligatorietà” delle fusioni, idea sulla quale nutriamo diversi dubbi. Questa risoluzione, di contro, impegna invece  “a favorire i processi volontari di fusione” e a farlo “mediante la valorizzazione dei percorsi partecipativi da effettuarsi opportunamente in via propedeutica alla presentazione delle relative proposte”. Chi dice il contrario fa solo disinformazione e strumentalizza una cosa che non c’è».

«Curioso – ha aggiunto Mazzero – che chi, su questi temi, agita sempre i propri vessilli decida di presentare una “antiproposta”. Peccato che, secondo quanto emerso in un recente sondaggio, sono prima di tutto i cittadini a dirsi favorevoli a questo percorso. E lo dicono in maniera trasversale: il 50% degli elettori che hanno dichiarato di votare M5S, il 57% di quelli che si dichiarano di centrodestra, il 40% di quelli che hanno votato Si. Ad essere contrari, in assoluto, sono il 17% appena».

Mazzeo infine ha ricordato quanto siano importanti gli incentivi messi in campo: da parte regionale (250mila euro all’anno per 5 anni a ogni comune fino a un massimo di 1 milione) quanto da parte del governo che ha previsto con l’ultima Finanziaria l’aumento del contributo straordinario dal 20 al 40% dei trasferimenti erariali attribuiti per l’anno 2010. E, infine, ha fatto riferimento alla salvaguardia “antiannessione”, sottolineando l’importanza di una  «regolamentazione, finora non codificata, dell’indirizzo che il consiglio regionale è chiamato a tenere qualora i cittadini di due comuni, chiamati a referendum, esprimano pareri opposti. Su questo tema servirà una maggioranza complessiva di almeno i due terzi fatta salva la cosiddetta “norma anti annessione” per la quale il limite suddetto può venire superato in caso di forte contrarietà (almeno del 75%) da parte di uno dei due comuni».

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