Legge 194, in Toscana 7,7 donne ogni mille ricorrono all’IVG. Nardini: “Bene risposta dell’Assessora, omogenea applicazione della legge resta un diritto su cui non abbassare la guardia”


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nardini-2Stefania Saccardi risponde all’interrogazione presentata da Alessandra Nardini e sottoscritta da Fiammetta Capirossi, Elisabetta Meucci, Monia Monni, Serena Spinelli e Valentina Vadi – sull’applicazione della legge 194.

 

“In Toscana l’interruzione volontaria di gravidanza, nel 2015, è stata del 7,7 ogni mille donne in età feconda. I dati sono dell’Ars, la percentuale equivale a 6100 interventi avvenuti nelle strutture sanitarie della nostra regione. Decisamente meno rispetto alle 8491 del 2000. Tradotto, anche in Toscana il tasso di abortività diminuisce, così come nel resto d’Italia. La classe di età maggiormente interessata è quella che va dai 25 ai 34 anni – rispettivamente 1264 casi tra i 25 e i 29 anni e 1372 casi tra i 30 e i 34. Dato in controtendenza è quello delle donne straniere che ricorrono a IVG. Nel resto del Paese è più di tre volte superiore rispetto a quelli delle italiane, arrivando al 18,7 per mille donne, mentre in Toscana diminuisce, arrivando al 5,5 per mille donne. È importante avere una mappatura sull’attuazione della legge in tutta la regione, ringraziamo l’Assessora Saccardi per averci illustrato questi dati, sicuramente un’analisi utile su cui continueremo a tenere alta l’attenzione”. Così Alessandra Nardini, consigliera regionale Pd, commenta i dati sull’IVG in Toscana, forniti dall’Assessora Saccardi questa mattina, a seguito dell’interrogazione di cui Nardini è stata prima firmataria e sottoscritta anche dalle consigliere Fiammetta Capirossi, Elisabetta Meucci, Monia Monni, Serena Spinelli e Valentina Vadi.

 

“Abbiamo ritenuto importante presentare questa interrogazione perchė secondo quanto prevede la legge spetta proprio alle Regioni controllare e garantire la corretta applicazione della legge 194/78, un diritto fondamentale per tutte le donne che ne facciano richiesta, in quanto espressione di tutela e garanzia dei diritti dell’individuo – continua Nardini – Sui tempi di attesa sono le donne straniere a presentare tempi più lunghi: tra le certificazione e l’intervento l’attesa è inferiore ai 15 giorni per il 59,7 per cento a differenza del 70, 3 delle italiane; una situazione che si verifica sostanzialmente per un accesso tardivo ai servizi. L’Assessora ci ha spiegato che è, infatti, obiettivo della Giunta facilitare l’accesso precoce per le donne straniere e, in generale, favorire l’utilizzo dell’interruzione farmacologica nelle realtà dove tale metodica è utilizzata solo parzialmente. L’obiettivo dell’interrogazione era quello di capire se siamo di fronte ad una corretta ed omogenea attuazione della legge su tutto il territorio regionale, anche alla luce dei rilievi europei nel confronti del nostro Paese circa la corretta applicazione della legge e alla mozione, sempre sullo stesso tema,  approvata a livello locale, presso il Comune di Carrara.  Crediamo sia necessario ridurre al minimo le differenze nell’applicazione degli interventi relativi all’interruzione volontaria di gravidanza all’interno dei servizi sanitari  del territorio regionale, garantendo un livello omogeneo di accesso a consultori o strutture socio sanitarie e di prestazioni in tutte le strutture ospedaliere al fine di evitare sconvenienti prolungamenti dei tempi di attesa e di rischio – conclude Nardini –  Sarebbe altrettanto necessario verificare se in tutti i consultori si garantiscono, così come prevede la legge del ’78, prescrizioni di anticoncezionali, rilascio di certificati di gravidanza ed eventuali richieste di Ivg. A quasi quarant’anni dall’approvazione di questa legge non possiamo permettere che non ne sia garantita una corretta ed omogenea attuazione, non abbassare la guardia su questo è nostro dovere. A pochi giorni dalla Czarny Protest, dove in Polonia decine di migliaia di donne si sono ribellate alla proposta di legge che sostanzialmente avrebbe reso nullo il diritto di interrompere legalmente la gravidanza, credo che sia importante ribadire che sui diritti non siamo disposte ad arretrare, né in Polonia né in Italia”.

 

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