Turismo all’aria aperta nelle aziende agricole, Gianni Anselmi: “Presto una nuova legge regionale”


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Il presidente della commissione Agricoltura ritiene necessaria una normativa ad hoc per il settore

 

«La situazione di perdurante incertezza cui è da tempo consegnato il settore del turismo all’aria aperta nelle aziende agricole richiede un intervento legislativo da parte della Regione perché siano dati agli operatori che integrano il reddito agricolo con forme di ospitalità preallestita di facile rimozione (glamping, case mobili), ma anche agli organi istituzionalmente deputati al controllo riferimenti oggettivi entro i quali agire.

Da tempo mi sono fatto promotore come presidente della seconda commissione, attraverso un confronto con le parti politiche e tecniche degli assessorati all’Agricoltura e all’Urbanistica, di un progetto di legge che definisca meglio di quanto oggi avviene i limiti, le tipologie e le modalità entro i quali l’agricampeggio debba essere svolto in Toscana avendo cura degli aspetti urbanistico-paesaggistici e ambientali anche attraverso un coinvolgimento attivo dei Comuni nella scelta degli ambiti rurali destinabili a tale attività».

Lo annuncia Gianni Anselmi, consigliere regionale Pd e presidente della commissione Agricoltura e Sviluppo economico.

«Qualora non si arrivi in tempi ragionevoli all’attivazione del procedimento legislativo in sede di giunta regionale – promette Anselmi – mi farò senz’altro titolare di una iniziativa di legge in merito assicurando un celere iter in commissione e auspicando un largo consenso nel Consiglio regionale.

Con il Testo Unico del turismo recentemente approvato abbiamo fornito al settore del turismo all’aria aperta nuove importanti opportunità in termini di dotazioni e flessibilità gestionale e tipologica (vedasi l’introduzione del camping village); allo stesso modo e in coerenza con la nostra legge sull’agriturismo, fra le più avanzate in Italia, riteniamo coerente dotare le imprese toscane di una normativa sugli agricampeggi che non ne snaturi i connotati rispetto alle forme di ricettività open air più strutturata (e assoggettata a ben diversi regimi urbanistici e fiscali) ma che adegui l’offerta turistica della Regione alla sempre più forte domanda di esperienze vissute in contesti rurali.

La disciplina di cui si discute si propone esattamente di assicurare meglio di quanto non siano in grado di fare le norme esistenti che questa esperienza si svolga in un quadro di rispetto dei paradigmi paesaggistici, delle compatibilità ambientali, della competitività e della sicurezza delle imprese agricole che decidano di investire nell’ospitalità nel rispetto delle regole. Il nostro compito – conclude – è scrivere buone regole».

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