Vendita di oggetti inneggianti al fascismo. Nardini e Anselmi (Pd): “Gadget del ventennio non fanno parte del folklore. Scempio per la nostra storia e per i nostri valori”


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I consiglieri Pd Alessandra Nardini e Gianni Anselmi

La denuncia della vendita, anche in Toscana, di oggettistica inneggiante al fascismo è arrivata dai Comitati provinciali dell’Anpi di Pisa e di Livorno che attraverso i consiglieri regionali del territorio chiedono alla Regione di intervenire e prendere posizione: “Non si tratta di episodi di folklore ma di propaganda pericolosa ed  offensiva per le nostre comunità. Fascismo creò sofferenza non folklore”

“Non solo a Predappio, anche nelle bancarelle dei mercatini delle pulci e nei negozi della Toscana si trovano gadget e materiale di vario tipo che richiamano ed inneggiano all’ideologia fascista e nazista. L’Anpi ha espresso più volte preoccupazione, sdegno e sconcerto, per la commercializzazione di questi oggetti. Poche settimane fa i Comitati provinciali dell’Anpi di Pisa e Livorno ci hanno chiesto di intervenire e noi lo facciamo molto volentieri, chiedendo alla Regione Toscana, così come ha già fatto la Regione Emilia Romagna approvando una risoluzione (n.1534/2016), di impegnarsi nelle sedi opportune affinché il reato di apologia del fascismo venga prontamente inserito all’interno del codice penale, consentendo l’effettiva repressione di reati legati alla riproduzione e alla diffusione di gesti, linguaggi e simboli del fascismo e del nazifascismo e che  il reato di apologia del fascismo venga integrato con la fattispecie relativa alla vendita di oggetti che riportano immagini e slogan riconducibili a questi regimi.  La Regione Toscana riconosce nella Resistenza le proprie radici, e ha adottato come proprio stemma lo stesso che fu del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale: il Pegaso; inoltre, con l’apposita legge regionale 38/2002, tutela e valorizza il patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della resistenza e  promuove una cultura di libertà, democrazia, pace e collaborazione tra i popoli. Proprio per questo auspichiamo che questo atto, sottoscritto anche da molti colleghi del nostro gruppo, sia approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale, così come ha fatto, pochi giorni fa con una mozione molto simile, il Consiglio Comunale di Pomarance, Pisa”.

È quanto chiedono alla Giunta regionale Alessandra Nardini e Gianni Anselmi, consiglieri regionali Pd, attraverso la mozione “In merito alle azioni finalizzate a contrastare la vendita e la diffusione di oggettistica”, di cui sono primi firmatari.

“Con questa mozione chiediamo alla Regione Toscana di attivarsi per bloccare questo fenomeno, purtroppo diffusosi anche nei nostri territori. La Toscana si attivi presso il Parlamento affinché la proposta di legge attualmente depositata alla Camera, la n. 3343, che mira ad introdurre nel codice penale una nuova fattispecie di reato che consenta di perseguire  la diffusione e la vendita  di beni raffiguranti immagini o simboli fascisti e nazifascisti giunga in Aula e venga finalmente approvata. Una proposta che a nostro avviso ridarebbe dignità a tante realtà che vedono sfregiare la propria storia e tradizione antifascista proprio dalla vendita  di oggetti, foto, calendari, o altri oggetti inneggianti il regime fascista – concludono Nardini e Anselmi e – Ricordiamo che oltretutto, nonostante la legge Scelba consideri reato l’apologia del fascismo, a tutt’oggi non vi è mai stata alcuna condanna in merito poiché la norma non risulta essere inserita nel codice penale, un vuoto che genera evidenti difficoltà nel contrastare tale fattispecie di reato.  La Toscana e l’Emilia Romagna, insieme, facciano sentire la propria voce chiedendo al Parlamento di colmare questo vuoto normativo. L’obiettivo ė quello di contrastare questi fenomeni, che offendono la coscienza democratica del popolo italiano, e di salvaguardare i valori su cui è nata la nostra Repubblica, reprimendo ogni tentativo di diffondere l’apologia di regimi che per le nostre comunità hanno significato, invece, mancanza di libertà e tantissima sofferenza.  Consideriamo uno scempio che chi ha lottato contro il nazi-fascismo per affermare i valori fondativi delle istituzioni democratiche, possa trovare gadget di questo tipo in vendita e, allo stesso modo, li trovino quei giovani verso cui  abbiamo il dovere di tenere viva la memoria di quelle terribili pagine della nostra storia, ma non certo per esaltarla o negarla, ma per condannarla con forza e determinazione. Quegli oggetti non fanno parte del folklore, sono un insulto a tutto questo e come tale la loro diffusione va contrastata.”

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