«Basta con le mozioni “discriminatorie”». Enrico Sostegni presenta modifica al regolamento del Consiglio regionale


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attiMai più mozioni “discriminatorie”. Una sola parola, un semplice concetto che diventa un emendamento al regolamento interno del Consiglio regionale. Lo ha presentato Enrico Sostegni, consigliere regionale del Pd e punta a modificare il meccanismo dell’ammissibilità delle mozioni presentate dai gruppi politici e dai singoli consiglieri. L’articolo del regolamento oggetto della proposta di emendamento è il n. 175, che attualmente prevede che il “il presidente del Consiglio, accertata l’ammissibilità della mozione, in relazione alla tutela della sfera personale, dell’onorabilità dei singoli e del prestigio delle istituzioni, e verificato che la stessa non contenga espressioni sconvenienti, ne dà annuncio al Consiglio”. Con l’emendamento Sostegni, oltre a quelle con “espressioni sconvenienti” sarebbero bandite le mozioni contenenti espressioni “discriminatorie”.

«Siamo nel pieno di un clima politico e sociale difficile – spiega Enrico Sostegni – Si susseguono episodi gravi, non solo nel mondo dei social e della rete, che minano fortemente il senso civico e la corretta dialettica tra le parti. L’elenco potrebbe essere lungo e riguarda invettive e minacce nei confronti dei soggetti più deboli, dai portatori di handicap agli stranieri, dalle donne agli omosessuali, a chi professa fedi religiose diverse da quella cristiana. Nella mia esperienza di consigliere regionale di questi primi due anni – prosegue Sostegni – mi sono trovato a volte di fronte a testi di mozioni che contenevano evidenti tesi discriminatorie di categorie sociali o di individui. Credo che la massima Assemblea elettiva della Toscana, in questo momento storico così delicato, debba dare il buon esempio e dove non arriva l’autodisciplina dei consiglieri debba conferire al presidente del Consiglio la facoltà di non ammettere talune mozioni all’ordine del giorno. Perché – conclude Sostegni – a volte non basta semplicemente respingere con il voto una mozione “discriminatoria”, ma serve non lasciare traccia negli atti ufficiale di un’istituzione prese di posizione manifestamente contrarie ai principi della Costituzione e al rispetto delle persone».

 

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