Coronavirus, Anselmi (PD): “La Toscana dovrà avere un piano robusto di sostegno al sistema economico”


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“Tre sfide strategiche sulle quali fondare il lavoro di ripresa nella nostra economia: il primo nemico da sconfiggere dopo il virus sarà l’interruzione della continuità produttiva e la contrazione strutturale di asset produttivi e occupazionali strategici; la seconda sfida sarà sostenere i territori nei processi di innovazione e farlo con tempi che consentano loro di partecipare alla nuova fase avendo ridotto i divari competitivi o esaltato i vantaggi naturali o acquisiti prima dello shock; la terza, mettere in campo una nuova generazione di politiche industriali volta anche e soprattutto alla costruzione di filiere competitive e al riparo da dumping e delocalizzazioni anche in virtu’ del know-how toscano che esprimono” – spiega Gianni Anselmi, consigliere PD e presidente della commissione Sviluppo economico annunciando la risoluzione che il gruppo del Partito Democratico presenterà nel Consiglio di oggi.

“Il lavoro fin qui svolto dalla Regione è più che positivo: in pochi giorni abbiamo attivato un tavolo virtuale di confronto con i rappresentati delle associazioni di categoria e con le banche e siamo riusciti a dare ai cittadini toscani prime importanti risposte – prosegue –. È stato possibile grazie alla lungimiranza con cui abbiamo sottoscritto il Patto per lo sviluppo nel 2019 e attivato il Fondo di garanzia a febbraio di quest’anno. Adesso però è il momento di delineare le azioni necessarie per offrire ai toscani, alle imprese e ai lavoratori, un sistema di sostegno all’economia chiaro e solido, l’atto che abbiamo preparato e che illustreremo nella seduta di oggi va in questa direzione, rafforzando quanto fatto fino adesso dalla Giunta”. “Possiamo dire che non c’è quasi settore o filiera che non risenta degli effetti prodotti dal contagio sulla domanda interna come su quella estera, nonché delle restrizioni imposte alla cittadinanza e al funzionamento del sistema economico – aggiunge ancora –, al punto che molte aziende stanno rivedendo il loro piano d’impresa per il 2020, per altre sarà impossibile raggiungere anche solo parzialmente gli obiettivi, altre ancora, come nel settore turistico, rischiano addirittura di non fatturare affatto nell’anno in corso. Per un’economia come la nostra, in fase di ripresa dopo la crisi economica del 2012 questo è e sarà un colpo difficile da reggere senza politiche pubbliche di sostegno. Riusciremo a rispondere al meglio se anche il Governo, ma soprattutto l’Europa, faranno la loro parte”.

Le tre sfide citate da Anselmi si esplicitano così. L’interruzione della continuità produttiva e la contrazione strutturale di asset strategici è un rischio che non possiamo permetterci di correre, soprattutto in una regione che sull’innovazione adattiva di processo e prodotto e nelle competenze specifiche poggia gran parte del suo vantaggio competitivo. Si tratta di tutelare il lavoro con interventi pervasivi di ammortizzazione sociale; di immettere liquidità nel sistema con ogni strumento macroeconomico e amministrativo disponibile ed anche esplorando territori mai solcati; di alleviare per quanto possibile il carico fiscale a breve per le imprese, abbreviare i tempi delle loro riscossioni e allungare i tempi loro concessi per ottemperare agli impegni. Riprogrammare in tal senso anche i fondi comunitari residui sul sessennio 2015-2020 e prepararsi con la medesima logica alla gestione della nuova stagione. Di accompagnare tutto questo con una possente ed estrema azione di sburocratizzazione e semplificazione. Si possono sostenere i territori incentivando al massimo l’insediamento di impresa e supportando con forza e selettività orientata le aziende che, superata la fase critica, torneranno ad investire. Si deve fare aprendo una stagione non ordinaria di stimolo agli investimenti pubblici non solo nell’accesso alle risorse ma soprattutto nella celerità di attuazione, rimuovendo bardature e vischiosità anche ricorrendo, per le aree di crisi complessa e conclamata e per opere selezionate come assolutamente prioritarie, a procedure di carattere speciale. Servono, infine, una visione e regole di ingaggio condivise con l’Europa e lo Stato per mettere in campo politiche industriali con l’obiettivo di costruire filiere competitive.

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