Edicola della legalità di Pisa, approvata la mozione dei consiglieri dem pisani. Mazzeo, Nardini e Pieroni: “Simbolo per la città. Ripristiniamola per dare un segnale forte della lotta alla mafia”


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Approvata a maggioranza dall’aula del Consiglio regionale la mozione promossa dai consiglieri pisani del Partito Democratico Antonio Mazzeo, Alessandra Nardini e Andrea Pieroni che sollecita la Giunta regionale ad attivarsi con ogni iniziativa utile affinché il Comune di Pisa individui una nuova collocazione, centrale e ben visibile, in cui ricollocare e riqualificare la struttura favorendo anche un sostegno economico per far sì che possa essere utilizzata a scopo sociale. “La lotta alla mafia è fatta prima di tutto di simboli e l’edicola di Borgo Stretto a Pisa era, è, un simbolo. La sua rimozione è stata un gesto grave e provocatorio da parte dell’amministrazione comunale leghista nei confronti di chi promuove la cultura della legalità; un gesto su cui esprimiamo forte contrarietà e su cui auspichiamo si possa porre al più presto rimedio. Dispiace, ma non stupisce, il voto contrario della Lega che ancora una volta ha scelto di stare dalla parte opposta del rispetto e della memoria” spiegano i consiglieri illustrando l’atto in aula.

 

“In Toscana sono 572 i beni confiscati alla criminalità organizzata, distribuiti in 67 Comuni, di questi sono 145 quelli destinati al riuso. L’edicola di Borgo Stretto in cui campeggiava l’insegna “Questo è un bene confiscato alla mafia” è stato il primo laboratorio regionale di riutilizzo sociale di un’azienda sottratta alla criminalità:  il progetto “I saperi della legalità” nato nel 2014 e inaugurato alla presenza di Don Luigi Ciotti è andato avanti fino a marzo 2018; ne facevano parte la Regione Toscana, il Comune e tutte le associazioni del coordinamento provinciale di Libera – continuano Mazzeo, Nardini e Pieroni -.  A seguito della chiusura del 2018 il bene ha continuato a rappresentare un simbolo della lotta alla malavita organizzata, ospitando studenti e comitive all’interno di azioni di sensibilizzazione alla legalità. Per questo la rimozione avvenuta per mano dall’Amministrazione e il successivo ritrovamento in una discarica sono uno schiaffo quantomeno simbolico a chi si occupa di promuovere la cultura della legalità e all’intera comunità. Non a caso a seguito dell’inaspettata rimozione c’è stata un’importante mobilitazione della cittadinanza, dalla stessa Libera alle scuole, dalle associazioni studentesche ai Rettori delle Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna, fino alle organizzazioni sindacali, per ribadire la necessità di non depennare un pezzo importante della recente storia cittadina. La Regione Toscana si è sempre contraddistinta per l’impegno volto all’adeguamento e alla ristrutturazione di beni confiscati alla criminalità organizzata con l’obiettivo di valorizzarne al massimo l’uso sociale. Quello che è successo a Pisa merita l’attenzione delle istituzioni, a tutti i livelli, perché è inaccettabile cancellare con un colpo di spugna anni di impegno e partecipazione nella lotta contro la piaga che più di ogni altra affligge il nostro Paese”.

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