Informativa sul Piano faunistico venatorio regionale: gli interventi di Bezzini e Pieroni


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“Credo che l’informativa sia un passo importante nella giusta direzione, perché è frutto di un confronto schietto e approfondito con i molteplici soggetti interessati del mondo venatorio e agricolo. Un documento che recepisce le indicazioni espresse dal gruppo del Partito Democratico e traccia indirizzi ampiamente condivisibili da tutti e in linea con la strada tracciata nella conferenza sulla caccia di Grosseto che rappresenta, a mio avviso, un momento fondamentale di questo confronto – dice Simone Bezzini –. Disegna una cornice valida che ben inquadra i mutamenti degli ultimi anni, quelli che dobbiamo tenere in considerazione. Inoltre, ritengo molto positiva l’attenzione rivolta al volontariato venatorio: una tradizione fortemente radicata in Toscana che spesso ha valore anche pubblico per le attività che svolge e che abbiamo il compito di proiettare nel futuro. Nei mesi che ci separano dalla conclusione del mandato abbiamo il compito di portare più avanti possibile il percorso verso il nuovo Piano faunistico venatorio regionale e arrivare al più presto all’approvazione della modifica della legge 3 a partire dalla proposta elaborata dalla giunta”.

 

“La conferenza sulla caccia di Grosseto ha segnato indubbiamente il punto di svolta sul tema delle politiche venatorie regionali perché si è dato nuovo impulso al confronto tra tutti coloro che sono parte attiva in materia e quindi il mondo agricolo e venatorio. Quest’informativa è uno dei primi frutti di questo lavoro che adesso dobbiamo portare avanti al meglio – commenta Andrea Pieroni –. La sfida che dobbiamo raccogliere è quella di mettere insieme sensibilità ed interessi diversi perché c’è lo spazio necessario e non certo scegliere da che parte stare, con gli ambientalisti o con i cacciatori, non è una battaglia ma lavoro per un obiettivo comune: mantenere l’equilibrio ambientale e naturale; anche perché i cacciatori sono preziose sentinelle sul territorio e dovremmo semmai preoccuparci del fatto che il numero di cacciatori è dimezzato in pochi anni e contemporaneamente è aumentata la superficie boschiva, il che significa territorio non presidiato e potenzialmente rischioso dal punto di vista ambientale e della prolificazione di animali selvatici”.

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