Fondazione Zini, No della Regione, La soddisfazione di Nicola Ciolini ed Enrico Sostegni: “Ascoltate le ragioni del Consiglio regionale e delle comunità locali”


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«Siamo davvero soddisfatti per questa decisione, che va esattamente nella direzione che avevamo indicato anche con un voto all’unanimità del Consiglio regionale. Le parole sono importanti e, nel caso del nome di una fondazione, l’intitolazione a una persona che si è macchiata del crimine orrendo del femminicidio, ciò lo è ancora di più».

Lo dicono Nicola Ciolini ed Enrico Sostegni, consiglieri regionali del Pd, commentando il decreto dirigenziale della Regione Toscana che ha deciso “di non far luogo all’iscrizione della Fondazione “Federico Zini” con sede in San Miniato (PI) nel registro regionale delle persone giuridiche”.

«Nelle motivazioni espresse in questo atto – spiegano i consiglieri – ci sono proprio le riflessioni che avevamo fatto chiamando l’Assemblea regionale ad esprimersi sulla tragica vicenda di Elisa Amato. Esprimevamo infatti ferma contrarietà alla decisione di intitolare una Fondazione che ha tra i propri obiettivi anche il contrasto alla  violenza di genere con il nome di un ragazzo che ha commesso tale delitto, perché pur rispettando il dolore delle famiglie coinvolte, bisognava evitare di lanciare messaggi ambigui rispetto alle diverse responsabilità dei soggetti protagonisti del tragico evento».

Nel decreto dirigenziale, infatti, si legge: “La finalità propria della fondazione (circa il contrasto alla violenza di genere), pur essendo oggettivamente meritevole di tutela giuridica, rimane tuttavia collegata all’intitolazione personale della denominazione che la identifica. Tale denominazione – nel sollevare evidenti sentimenti di sdegno – finisce per offuscarne gli scopi e, ingenerando confusione, reca pregiudizio all’effettiva portata operativa della Fondazione”.

«Un altro passaggio importante di questa decisione – spiegano ancora Ciolini e Sostegni – è il richiamo alle prese di posizione delle istituzioni: dal Consiglio regionale della Toscana, ai Consigli comunali di Prato, di San Miniato, Montopoli in val d’Arno, di Montemurlo e di Vaiano. E la conseguente motivazione circa “la decisa avversione espressa dalle comunità locali citate mette in evidenza le difficoltà cui la Fondazione andrebbe incontro nel raccogliere fondi per le proprie iniziative, nell’integrarsi nel tessuto sociale e nel creare le indispensabili sinergie con altri soggetti pubblici e privati”. Crediamo – concludono – che la Regione, attraverso questa decisione, abbia perfettamente interpretato il sentire comune di cittadini ed istituzioni, soprattutto per quanto riguarda “il sentimento di condanna verso l’intitolazione di una fondazione all’autore di un gravissimo delitto contro una donna, anche per il significato ambiguo sotteso all’iniziativa, che punta a giustificare o a riabilitare chi ha commesso un femminicidio”».

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