Fusioni dei Comuni avanti tutta. Riforma del Cal e superamento di Upi, Uncem e Legautonomie. Verso un Ato unico regionale per il servizio idrico e dei rifiuti urbani


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Presentata la proposta di Risoluzione del gruppo Pd in Consiglio regionale, sarà in Aula la prossima settimana

fotoconferenzastampaFIRENZE 31.03.2016 – Potenziamento degli incentivi alle fusioni dei comuni, nuovi criteri per l’approvazione dei risultati dei referendum consultivi, superamento di UPI, UNCEM e Legautonomie e contestuale riforma del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) orientando tutte le risorse destinate alla rappresentanza delle autonomie in favore di ANCI, un unico ambito territoriale ottimale di livello regionale per la gestione del servizio idrico integrato e dei rifiuti urbani, promozione di iniziative istituzionali rivolte ai cittadini circa i benefici derivanti dai processi di fusione dei comuni. Sono questi alcuni dei principali punti contenuti nella “Proposta di Risoluzione in merito agli orientamenti del Consiglio regionale in materia di fusione di comuni e di riforma del sistema delle autonomie locali” presentata oggi durante una conferenza stampa da Leonardo Marras, capogruppo Pd in Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, vicesegretario Pd Toscana e consigliere regionale e Monia Monni, vicecapogruppo Pd in Consiglio regionale.

Il documento, che sarà all’ordine del giorno nella prossima seduta, è stato sottoscritto dall’intero gruppo democratico a palazzo Panciatichi e contiene impegni precisi sia per la giunta che per il Consiglio regionale.

 

«Nell’ambito di un riordino complessivo e di semplificazione degli assetti istituzionali questa risoluzione rappresenta una road map delle autonomie locali. L’obiettivo è tanto semplice quanto ambizioso: razionalizzare la spesa pubblica e consentire alle amministrazioni locali di ridurre le tasse e migliorare il livello dei servizi erogati ai cittadini.
Lo faremo senza imporre alcunché dall’alto ma attraverso grandi percorsi di partecipazione tra i cittadini. E lo faremo perché, all’interno del grande processo di riassetto istituzionale che il governo ha iniziato nel Paese, la Toscana sia su questo apripista e modello per tutta Italia così da poter competere, da subito, con le principali regioni europee. La risoluzione Pd è un punto di partenza fondamentale su un percorso che va intrapreso con urgenza. Altro obiettivo, che riteniamo cruciale, è approdare presto a una gestione unitaria dei rifiuti, con l’individuazione di un unico ambito territoriale di riferimento. Tutto ciò dimostra, anche in questo campo, la forte ispirazione riformista del Pd in Regione, manifestata sin dall’inizio del mandato e che darà i suoi frutti entro la fine della legislatura», ha detto Antonio Mazzeo.

«Con questa risoluzione mettiamo nero su bianco alcuni impegni fondamentali verso una proposta politica organica di riforma delle istituzioni locali. Attraverso la semplificazione e la modernizzazione delle istituzioni, riusciremo non solo a mantenere gli attuali servizi ma anche a migliorarli, aggiungendo a ciò i notevoli vantaggi legati alle premialità per i piccoli comuni. Vogliamo discutere di tutto questo con amministratori e cittadini e per questo intraprenderemo una campagna su tutto il territorio», ha spiegato Leonardo Marras, che ha illustrato anche i risultati di un sondaggio Ipsos sull’opinione dei cittadini toscani, dove «si evince quanto spesso essi siano più favorevoli alle fusioni di tanta parte della politica».

«Il riordino del sistema istituzionale porta con sé sicuramente anche il tema della Grande Firenze, su cui a ragione si è aperto un dibattito e che ci spinge a lavorare tutti assieme. Nello stesso tempo si aprono grandi opportunità per mettere a sistema realtà di vario genere, penso ad esempio alla formazione professionale, in modo da renderle più attrattive e funzionali. Con questa risoluzione oltre a stabilire in maniera chiara le linee su cui muoverci in questo ambito, vogliamo dare un concreto stimolo a questa discussione e portarla tra i cittadini sui territori», ha fatto presente Monia Monni.

 

Non si tratta di un manifesto di buone intenzioni – hanno spiegato i tre consiglieri regionali – ma di un percorso fatto di impegni, riforme e nuove regole in grado di produrre alcuni importanti obiettivi contenuti nel nostro programma di legislatura. In primo luogo si tratta di spingere fortemente l’acceleratore sulle fusioni dei comuni, rendendo contagioso e irreversibile un processo iniziato da qualche anno. Quindi più incentivi, qualche disincentivo alla frammentazione e nuove e chiare regole per raccogliere i risultati dei referendum consultivi. Di pari passo bisognerà snellire e semplificare l’organizzazione ed il rapporto che la Regione ha con l’associazionismo degli enti locali, puntando a una riforma del CAL in grado di rispondere, in prospettiva, alle riassetto costituzionale avviato dal Parlamento. Anche per questo, crediamo sia maturo il tempo del superamento degli organismi di rappresentanza degli enti locali non più attinenti all’attuale processo di riordino, quali UPI, UNCEM e Legautonomie, orientando tutte le risorse destinate alla rappresentanza delle autonomie in favore di ANCI. Infine, crediamo che sia necessario dare ulteriore impulso al percorso di riordino e razionalizzazione dei livelli di governance dei servizi pubblici locali valutando concretamente la fattibilità di individuare un unico ambito territoriale ottimale di livello regionale finalizzato alla gestione unitaria del servizio idrico integrato e del servizio di gestione dei rifiuti urbani, analogamente a quanto già fatto con l’ATO unico per il trasporto pubblico locale.

Particolarmente cogente, dal punto di vista degli impegni richiesti al Consiglio regionale, la parte della risoluzione che prevede nuovi quorum per quanto riguarda i referendum consultivi che si terranno in futuro,

Nel testo, infatti, si dice di “assumere per le successive proposte di legge di fusione per le quali l’Assemblea legislativa regionale delibererà lo svolgimento del referendum consultivo ai sensi dell’articolo 60 della l.r. 62/2007, l’orientamento di procedere all’approvazione delle stesse: nei casi in cui lo svolgimento del referendum evidenzi un’espressione di voti favorevoli all’aggregazione territoriale superiore ai due terzi dei votanti dell’intera comunità chiamata ad esprimersi;

nonché, qualora tale maggioranza non venga raggiunta, nei casi in cui la popolazione consultata mediante il referendum abbia comunque espresso, per ciascun comune interessato, in maggioranza un voto favorevole all’ipotesi di fusione”.

In Toscana – si legge ancora nella risoluzione Pd – i processi di fusione hanno coinvolto un significativo numero di comuni ed il quadro è in continua evoluzione: sono 17 i casi in cui le ipotesi di fusione sono già state sottoposte a referendum consultivo ed in 9 casi la popolazione consultata ha espresso in maggioranza un voto favorevole. Ad oggi dunque 8 comuni sono nati da fusione (Figline e Incisa Valdarno; Castelfranco Piandiscò; Fabbriche di Vergemoli; Scarperia e San Piero; Crespina Lorenzana; Casciana Terme Lari; Pratovecchio Stia; Sillano Giuncugnano), mentre è di recente approvazione da parte del Consiglio la legge regionale (l.r. 1/2016) che prevede l’istituzione a partire del 1 gennaio 2017 del Comune di Abetone Cutigliano, che nascerà dalla fusione di Abetone e Cutigliano in provincia di Pistoia.

Recenti studi di Irpet – viene ricordato nel documento Pd – confermano che la composizione per funzione della spesa pubblica locale è sfavorevole nei comuni di piccola dimensione, laddove sono proporzionalmente maggiori i costi per il funzionamento della macchina amministrativa, a svantaggio delle risorse utilizzabili per l’erogazione dei servizi ai cittadini; in particolare nei comuni sotto i 1.000 abitanti la gestione dell’ente costa 530 euro pro-capite mentre in un comune con popolazione tra 10.000 e 30.000 abitanti questa crolla a 200 euro con un’incidenza sulla spesa complessiva che, a sua volta, passa dal 37% al 27%;  tali studi confermano inoltre come l’eccesso di frammentazione istituzionale comporti un potere decisionale estremamente ridotto per gli amministratori locali (qui intesi come somma di membri delle giunte e dei consigli): dai bilanci consuntivi si ricava che le risorse che gli amministratori possono decidere come allocare ammontano a 23 euro pro-capite negli enti fino a 1.000 abitanti e a 64 euro in quelli compresi fra 1.000 e 3.000 contro, ad esempio, ai 1.000 euro pro-capite per gli enti compresi fra 50mila e 100mila abitanti. Un ulteriore aspetto riscontrato, infine, è la difficoltà di accedere a risorse umane specializzate: i piccoli comuni non hanno la possibilità di avvalersi di figure di livello dirigenziale ed inoltre talvolta mostrano debolezze nella qualità dei servizi erogati in quanto la specializzazione settoriale delle mansioni risulta essere difficile da conseguire.

Risoluzione e Sondaggio Fusione Comuni

A questo link le slide presentate oggi in conferenza stampa:

http://www.slideshare.net/GruppoPdRegione_Toscana/fusione-dei-comuni-presentazione-della-risoluzione-del-gruppo-pd

 

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