Sanità: “Basta con i tagli indiscriminati ai finanziamenti, le risorse siano fissate in misura non inferiore al 7,5 per cento del PIL. La sanità pubblica rischia il tracollo”


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Presentata oggi a Firenze la proposta di legge al parlamento del gruppo consiliare Dem.

La salute è un diritto sancito dalla Costituzione e per rimanere tale deve essere adeguatamente sostenuto con più risorse finanziarie al servizio sanitario. Per queste ragioni, il gruppo consiliare del Pd in Consiglio regionale ha presentato una proposta di legge al Parlamento, che reca “Disposizioni in materia di finanziamento della spesa sanitaria. Modifica al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421).

L’idea è semplice e diretta, stabilire cioè che “l’importo delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale è determinato in misura non inferiore al 7,5 per cento del prodotto interno lordo (PIL) dell’anno precedente, al netto del tasso di inflazione annuale, ed è adeguato all’indice di vecchiaia e all’aspettativa di vita della popolazione. Tali parametri sono considerati ai fini del riparto tra le regioni delle disponibilità finanziarie per il Servizio sanitario nazionale”.

La proposta di legge è stata illustrata oggi a Firenze nel corso di una conferenza stampa dal capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli, insieme ad altri componenti Pd della commissione Sanità – Federica Fratoni, Donatella Spadi –  al responsabile del settore per la segreteria del Pd toscano, Marco Niccolai e al vicecapogruppo Massimiliano Pescini.

«Durante la drammatica pandemia di Covid anche i più scettici hanno capito quanto sia importante la sanità pubblica. E ci siamo detti che niente sarebbe più stato come prima. Da allora si è tornati a investire più risorse in sanità. Mai avremmo immaginato – ha detto Vincenzo Ceccarelli –  che con questo governo si invertisse la tendenza. La lettura della Corte dei Conti sull’ultima manovra di bilancio ha evidenziato una situazione che, se non invertita, rischia di portare al collasso la sanità pubblica proprio nel momento in cui, anche grazie al Pnrr, stiamo creando le premesse per  nuovi servizi e per risolvere le criticità esistenti.  La nostra proposta è molto chiara e vuole affrontare e cercare di risolvere il problema della certezza delle risorse per le Regioni. Con questa Pdl chiamiamo il Parlamento ad esprimersi su una questione di buon senso e ci auguriamo che tutte le forze politiche in Consiglio regionale accolgano la nostra proposta. Abbiamo bisogno di un criterio oggettivo, come già avviene in altri paesi europei, anche per mettere fine all’altalena di finanziamenti e tagli che si susseguono a ogni cambio di governo. Nonostante la previsione costituzionale del diritto alla salute, un insieme di fattori – politici, economici e organizzativi, a cui, da ultimo, si è aggiunta la pandemia da COVID-19 – ha messo a dura prova la tenuta del nostro servizio sanitario, aggravando le difficoltà esistenti e acuendo ulteriormente le difformità territoriali. Negli anni 2020-2022, il Fondo sanitario nazionale è sì cresciuto di 11,2 miliardi, ma le risorse sono state interamente assorbite dalla gestione della pandemia. Con la legge di bilancio 2023, sono stati aggiunti 2 miliardi rispetto a quanto già previsto, portando a 128 miliardi lo stanziamento per la sanità, anche se la maggior parte delle risorse, pari a 1,4 miliardi di euro, sono andate a coprire i maggiori costi legati al “caro energia”. Solo in Toscana, i maggiori costi energetici sono stati quantificati in 161 milioni di euro. Come dicevo, la Corte dei conti ha recentemente sottolineato che il rapporto fra spesa sanitaria e PIL si attesta su livelli inferiori a quelli precedenti alla crisi sanitaria già dal 2024 (6,3%), per ridursi ulteriormente di un decimo di punto nell’anno terminale (2025). Il decrescere dell’incidenza sul PIL – ha proseguito Ceccarelli – è un elemento preoccupante perché si traduce in “meno salute” e pone l’Italia al di sotto della media dei Paesi OCSE e al di sotto del livello di “accettabilità”, con inevitabili ripercussioni sulla qualità e l’efficacia dell’assistenza sanitaria e sull’aspettativa di vita, come studi e ricerche hanno già documentato in rapporti accreditati. Per questi motivi pensiamo che sarebbe auspicabile prevedere che l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL non debba essere inferiore a una percentuale idonea, che consenta un incremento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale. Abbiamo quindi individuato questo fabbisogno in misura non inferiore al 7,5 per cento del PIL dell’anno precedente, al netto del tasso di inflazione annuale, e che sia adeguato all’indice di vecchiaia e all’aspettativa di vita della popolazione. Il discrimine ora – ha concluso Ceccarelli – è tra chi vuole che la sanità rimanga pubblica ed universale e chi no».

«Siamo in presenza di una situazione senza precedenti – ha aggiunto Marco Niccolai – nel biennio 2023-2024 rischia di crollare tutto! Le Regioni hanno chiesto al governo nazionale 5 miliardi per continuare a garantire la tenuta del sistema sanitario Ma sono solo 2 miliardi i soldi che verranno stanziati. Tagli e sottofinanziamenti, uniti all’aumento dell’inflazione e dei costi energetici, rischiano di compromettere fortemente la qualità dei servizi sanitari e il diritto alla salute per tutti i cittadini. Effetti che in Toscana, in presenza di un forte sistema pubblico, saranno ancora più devastanti. Il Partito Democratico della Toscana, insieme al gruppo consiliare, ai suoi amministratori locali e ai militanti è in campo per una battaglia a favore della sanità pubblica e universalistica, nessuna persona deve dover rinunciare alle cure per motivi economici: la spesa in questo settore è un investimento sul futuro».

 

DATI SANITA’

 

Situazione Nazionale

Secondo l’ultimo rapporto GIMBE dell’11 ottobre 2022, tra tagli e definanziamenti nel decennio 2010-2019 sono stati sottratti al servizio sanitario nazionale circa 37 miliardi di euro, mentre il Fondo Sanitario Nazionale (FSN) è stato aumentato di soli 8,2 miliardi di euro.

La Nota di aggiornamento del DEF (versione rivista e integrata del 4 novembre 2022) stima che la spesa sanitaria, a ragione dei minori oneri connessi alla gestione dell’emergenza epidemiologica, sia destinata a scendere costantemente nel corso del triennio 2023-2025, assestandosi a circa 132 miliardi nel 2023, a 129 miliardi nel 2024 e nel 2025, pari al 6,0 per cento del PIL e ben al di sotto dei livelli antecedenti la pandemia, ovvero nettamente al di sotto dei paesi europei di riferimento.

Rapporto tra risorse sanità pubblica e pil : Spagna 7,8%, Regno Unito 9,9%, Francia 10,3% e Germania 10,9% (dato “Il Sole 24 Ore”).

Con riferimento alla manovra di bilancio, la Corte dei conti ha rilevato che la previsione della spesa sanitaria in termini di contabilità economica raggiungerebbe i 133,8 miliardi, ponendosi in tal modo solo poco al di sotto di quella prevista per il 2022 (133,9 miliardi), e confermando, dunque, che la spesa sanitaria, in termini di prodotto, è in riduzione nel prossimo biennio (-1,1% in media all’anno). La Corte dei conti ha sottolineato, quindi, che il rapporto fra spesa sanitaria e PIL si attesta su livelli inferiori a quelli precedenti alla crisi sanitaria già dal 2024 (6,3%), per ridursi ulteriormente di un decimo di punto nell’anno terminale (2025).

 

Situazione Toscana

Nel 2020 le maggiori risorse assegnate in relazione all’emergenza COVID 19  sono state pari a circa 378 mln, mentre i maggiori costi dovuti alla medesima emergenza sono stati circa 452 mln

Nel 2021, a fronte di maggiori ricavi provenienti dallo Stato per un totale di circa 342 mln, i costi sono cresciuti per circa 481 mln. 

Nel 2022, quando l’emergenza COVID ufficialmente si è conclusa, la Regione ha dovuto comunque sostenere maggiori costi per oltre 300 mln ancora derivanti dalla pandemia (molti servizi attivati resteranno a regime), cui si sono aggiunti gli incrementi dei prezzi dell’energia rispetto al 2021 per circa 160 mln, ricevendo contributi statali specifici per soli 101 mln e registrando un incremento ordinario del FSR di circa 150 mln.

L’equilibrio economico nel 2022 è stato recuperato soprattutto grazie a risorse “una tantum” derivanti dal payback arretrato relativo ai dispositivi medici, per circa 390 mln, ma tali risorse, peraltro oggetto di un pesante contenzioso, non potranno essere ottenute, in misura analoga, in futuro.

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