Sulla panchina…


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Vadi1San Giovanni Valdarno, 12.21 – Stamani ho visitato un appartamento gestito dalla cooperativa Koinè/Beta Due, dove è ospitato un piccolo gruppo di immigrati, secondo il modello toscano dell’accoglienza diffusa, che vuole evitare di concentrare molte persone, ma al contrario di creare una vasta rete di accoglienza, fatta di tanti luoghi di piccole dimensioni, in modo da favorire l’integrazione.

 

I giovani che ho incontrato hanno un’età tra i 17 e i 23 anni e provengono da paesi come Senegal, Ghana, Niger. Nel loro paese di origine erano imbianchini, muratori, autisti.

E più che una storia, quella che vorrei raccontare, è una scena che ho visto qui a San Giovanni Valdarno, nel quartiere dove sono stati accolti i sette rifugiati.

 

In un parco, lungo il fiume, ho incontrato Angiolino, un nostro anziano concittadino (90 anni!), un partigiano che ha fatto parte della brigata Mameli seduto su una panchina accanto a due ragazzi immigrati che, con estrema semplicità, gli insegna le prime parole di italiano, aiutandosi con un libro per bambini.

 

Vadi2A guardarli quasi ci si commuove, perché traspare evidente il rapporto che si è creato fra di loro, fatto di umanità, e di un’amicizia che supera, con naturalezza e senza sforzi apparenti, la distanza di molti anni d’età e migliaia di chilometri che fino a qualche mese fa li separava.    

 

E poi c’è il parroco del quartiere ha regalato a loro una bicicletta per potersi muovere nel paese… E il sindaco domani pomeriggio li porterà allo stadio per assistere alla partita della locale squadra di calcio. E un’insegnante che gli ha donato dei libri di matematica… E alcune signore del quartiere, che portano vestiti, lenzuola, pacchi di pasta…

Ecco, sono anche questi piccoli gesti, che fanno la buona accoglienza.

 

Valentina Vadi

 

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