Trent’anni, la guerra, l’inferno. Poi il pallone e una bella comunità


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nardini (2)Perignano (Pisa) 13.35 – Bakary ha 29 anni e viene dal Mali. Bakary viene da un paese dove dal 1999 c’è la guerra civile. Lui, i suoi familiari, i suoi amici; tutti abituati a vivere sotto un eterno ricatto. Poco meno di trent’anni, un inferno alle spalle, racconta di essere qua anche per loro. La sua speranza, come quella di tanti altri, è quella di vedersi riconoscere il diritto di asilo. La prima cosa che farebbe? Aiutare la sua famiglia.  

Intanto dal centro d’accoglienza di Perignano, dove vive da circa un anno, gestisce il campo sportivo di un’associazione calcistica. Il ‘pallone’ è sempre stato una sua passione. A calcio ci gioca con i ragazzi del paese; si rende utile come può anche nei lavori della comunità. Poter interagire costantemente con i ragazzini che frequentano la struttura, lo rende felice.

Ma facciamo un ‘passo’ indietro. Prima di arrivare al centro d’accoglienza di Perignano; prima di inserirsi in questa piccola comunità, Bakary ha vissuto a dir poco un lungo incubo. Tre anni fa è iniziato il suo viaggio verso l’Algeria. Poi è finito in Libia. Qui poteva uscire solo per lavorare. Nessuno lo ha mai pagato. Per un anno ha mangiato solo pane e acqua. Razzismo e violenza erano all’ordine del giorno. Come tanti dei suoi coetanei in Italia ci è arrivato per mezzo di trafficanti di esseri umani; attraverso un gommone che conteneva 123 persone. Dieci di loro, tra donne e bambini, in Sicilia non ci sono mai sbarcati. Lui invece, il 19 marzo dell’anno scorso, è arrivato in Italia. Da quel giorno per Bakary è iniziata una nuova esperienza di vita.Nardini (3)

 

 

Nel centro di Perignano c’è un gran lavorio. Perno di tutto è la collaborazione tra operatori che gestiscono le strutture ospitanti e istituzioni locali. L’obiettivo è quello di far integrare questi ragazzi con la comunità che li ha accolti. Ci sono corsi per imparare a leggere e a scrivere in italiano; si fanno attività lavorative di diverso tipo. Gesti semplici che comunque permettono loro di riacquisire la possibilità di vivere una vita degna di questo nome, e, soprattutto, consentono di conoscere e farsi conoscere dalla comunità locale; riuscendo a vincere eventuali paure e pregiudizi.

Alessandra Nardini

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