Compagni di viaggio


Share

DEROBERTIS1Arezzo – 11,11 Incontriamo Amadou nel centro di accoglienza per 10 persone situato nel centro di Arezzo, in una delle zone più popolari. Iniziamo a parlare mentre i suoi “compagni di viaggio” stanno sistemando la cucina dopo la colazione.

Amadou viene dal Gambia, ha 21 anni e parla un buon inglese ma prova a parlare nella nostra lingua . Ci spiega che sta aspettando di essere chiamato dalla Commissione che esaminerà la sua richiesta di asilo, sono 4 mesi che è in Italia, sa che i tempi sono lunghi e dovrà ancora avere pazienza. Nel frattempo sta frequentando un corso di italiano, e per essere solo da 4 mesi in Italia si esprime piuttosto bene. Spera di ricevere uno status che gli permetta di rimanere in Europa. E’ felice dell’accoglienza ricevuta dal popolo italiano. Ci racconta che sta coronando il suo sogno, c’è una squadra di calcio cittadina che dopo un provino ha deciso di prenderlo a giocare e mostra con orgoglio la tuta e il borsone che gli hanno consegnato.

Mentre parliamo Amadou chiama un compagno: Sekou. Ci dice che lui è stato fortunato, è gia passato dalladerobertis lacosagiusta 2 Commissione e ha ricevuto la protezione come rifugiato. Ci viene da pensare cosa dovrà aver passato questo giovanissimo ragazzo per poter essere considerato “fortunato”. Gli operatori ci raccontano di ragazzi che arrivano dalla Libia con enormi problemi fisici e psicologici, molti di loro, dopo aver passato, lunghi mesi nelle carceri libiche, avendo come unica colpa quella di non aver con se alcun documento. Ci raccontano di cicatrici e bruciature evidenti, segni di torture, di ragazzi che passano settimane prima di capire di essere finalmente usciti da quell’inferno. Sekou ci dice che in Libia tutti hanno un fucile e tutti sono drogati. Che ha visto uomini venire ammazzati sotto i suoi occhi, che è dovuto fuggire, che non poteva tornare nel suo paese.

Sekou oggi può ricominciare a vivere la propria vita, a sognare di fare il fornaio. Vorrebbe restare in italia, ma qui non c’è lavoro e quindi probabilmente  se ne andrà nel Nord Europa. Ringrazia l’Italia, perché gli ha dato la possibilità di tornare a vivere.

Amadou e Sekou insieme agli altri ragazzi ci salutano: è l’ora di andare a scuola. Guardiamo questi  ventenni che si sono riappropriati del diritto di vivere e sognare un futuro, con commozione, con l’orgoglio e la certezza  di essere dalla parte giusta, di far parte dell’Europa che non volta la testa.

Lucia De Robertis

Share