Primi firmatari Marco Niccolai, Iacopo Melio e Vincenzo Ceccarelli, arriva in Consiglio una mozione.
Studenti fuori sede, ma non solo. Il diritto di voto per chi studia, lavora o si trova in comuni diversi dalla residenza per motivi legati alla salute o all’assistenza familiare, deve essere garantito.
Per questo, il gruppo Pd in Consiglio regionale, ha presentato una mozione, che sarà all’ordine del giorno nella prossima seduta, che impegna la giunta toscana ad “attivarsi nei confronti del Parlamento e del Governo affinché sia celermente approvata la proposta di legge, ed il conseguente decreto legislativo, al fine di introdurre nell’ordinamento italiano forme di voto agevolato tali da conciliare la mobilità degli elettori (indotta dalle plurime esigenze dei cittadini) con l’esercizio del diritto di voto, a partire dalle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 6-9 giugno 2024”.
Primi firmatari dell’atto sono i consiglieri Dem Marco Niccolai, Iacopo Melio e il capogruppo Vincenzo Ceccarelli.
«La legislazione elettorale italiana – spiega Niccolai – presenta una lacuna normativa che obbliga lavoratori e studenti fuori sede, per poter esercitare il proprio suffragio, a far rientro nel luogo di residenza. Crediamo che sia necessario affermare che l’esercizio di tale diritto sia reso concretamente accessibile a tutti, in qualsiasi condizione, anche a fronte degli elevati tassi di astensionismo. Occorre quindi approvare urgentemente, entro e non oltre il mese di febbraio, una norma per garantire questo diritto. Per questo riteniamo sia utile che anche dall’Assemblea legislativa toscana giunga un appello in tal senso. Ringrazio i Giovani Democratici, in particolare le ragazze ed i ragazzi della federazione di Pistoia, per il confronto da cui è nata anche questa iniziativa».
«Il Governo – aggiunge Melio – si è ufficialmente dimenticato delle persone fuorisede, posticipando per l’ennesima volta un tema tanto importante che colpisce le fasce più deboli economicamente: è una vergogna che quasi 5 milioni di persone siano costrette a tornare nei luoghi di residenza per votare, sostenendo spese che gravano pesantemente sulle loro finanze, soprattutto per chi studia e non lavora (ammesso, ovviamente, che sia loro possibile non lasciare il luogo in cui si trovano per studio, lavoro, cure mediche o assistenza familiare). L’Italia è l’unico Paese europeo, esclusi Malta e Cipro, che non garantisce un voto a distanza. È arrivato il momento di allinearci alla civiltà degli altri con una manovra che, di fatto, sarebbe di facile realizzazione.”
«Mi sono occupato di questo tema già in passato. Ora è giunto il momento di fare questo passo, siamo agli sgoccioli ma se c’è la volontà il parlamento ed il governo possono farcela. – aggiunge Ceccarelli – Le elezioni europee sono un’occasione importante: nel 2019 votarono in Italia poco più del 54%. Certo, il voto ai fuori sede non risolve il problema dell’astensionismo, ma aiuta a creare una consapevolezza dei diritti nelle giovani generazioni. Ragazze e ragazzi che, soprattutto nelle aree più periferiche, per la gran parte non se la sentono di affrontare un viaggio per votare».